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Una cura per le parole

Ho sempre adorato leggere.​


Una delle più impervie montagne di carta che abbia mai scalato è stato l'Ulisse di James Joyce.


Una lettura ostica, labirintica, oscura, esoterica. La tentazione di abbandonare il libro mi ha più volte costeggiato: volentieri avrei scagliato il volume, in un liberatorio e plateale gesto.

Ciò nonostante, e dopo un tortuoso peregrinare, alla fine sono approdato all'ultimo capitolo, il più denso e il più concettoso. La moglie del protagonista (Molly Bloom) esterna i suoi pensieri così come le affiorano, in otto infinite frasi senza punteggiatura e senza censura alcuna (il famoso stream of consciousness, il flusso di coscienza).​

Missione compiuta.

Ma perché prendersi la briga di leggere Joyce quando esistono ben più amene letture (come "Il ritratto dell'artista da giovane", dello stesso autore)?


Quello che ho tratto da questa escursione letteraria è che la realtà è stratificata, complessa, cangiante. Ma la bellezza sta proprio in questo: nella non riduzione a schemi, nella plurivocalità, nel senso che diviene sempre.​

Coltivare la lettura fa bene alle parole. Prima a quelle pensate, poi a quelle dette. Perché aggiunge strati, veste la nudità del messaggio.


La lettura è una delle fonti con cui arricchisco le parole dei clienti.


​​Francesco Ventura

voiceover artist


Ho provato, con la mia voce, a cavalcare queste immagini, in questo video. Non so se augurarvi buona visione o buon ascolto, perché ritengo che voce e video siano sinesteticamente intrecciati.

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